In tema di antropologia

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nanni
view post Posted on 24/1/2010, 16:40 by: nanni     +1   -1




Vediamo allora di definire esattamente cosa si intende o cosa si dovrebbe intedere per razza, altrimenti non si arriverà mai ad alcuna conclusione.

Una prima definizione di razza può essere quella, diciamo, commerciale, facendo riferimento alle razze di animali domestici. Queste sono razze "pure", all'interno delle quali le varianti genetiche sono limitatissime. E' chiaro che per l'uomo non esiste niente del genere.

Hitler, che come giustamente dice Falangista, era un imbecille, voleva fare con l'uomo qualcosa del genere. Fortunatamente è stato fermato.

Ovviamente sia tu che Falangista, parlando di "razze" intendete qualcosa di diverso, cioè l'esistenza di razze naturali all'interno di determinate specie. Ma quand'è che si possono distinguere diverse razze all'interno di una determinata specie? Quando due popolazioni di quella specie sono rimaste isolate geneticamente abbastanza a lungo da causare differenze genetiche ma non così tanto che sia diventato impossibile l'accoppiamento interfecondo.

Prendiamo due popolazioni di una determinata razza ed isoliamole, magari un fiume che prima non esisteva ha diviso in due il territorio, e questi animali non sono in grado di guadarlo. Persino la Muraglia Cinese ha portato a differenze tra fauna e flora da una parte e dall'altra.

La deriva genetica fa il resto. Il risultato è che la razza da una parte della barriera puà avere determinate carattersitiche prevalenti e l'altra altre caratteristiche. Mettiamo che da una parte ci sono animali a pelo riccio e dall'altra a pelo liscio. Ma non è questo ad indicare la distinzione tra le due razze, si tratta di un fatto contingente, un epifenomeno.

Quello che ditingue una razza dall'altra saranno un gran numero di mutazioni, la maggior parte delle quali non hanno alcun effetto sul fenotipo, cioè sull'apparenza, degli animali, mutazioni ininfluenti, salvo che permettono, ad un esame genetico, di distinguere infallibilmente l'appartenenza razziale. Qualunque esemplare noi si esamini avrà un numero sufficente di queste mutazioni tale da permetterne l'identificazione, perché un gruppo sarà presente solo ed esclusivamente in una razza, l'altro nell'altra.

Sofisticati calcoli permettono persino di stabilire in che momento le due razze si siano separate ed abbiano cominciato a divergere. E' possibile fare lo stesso con l'uomo? La risposta è no, non esiste alcun set di caratteri che sia esclusivo di una determinata razza umana, tale da poterla definire come tale.

Se esaminaimo il genoma di un essere umano scelto a caso potremo forse attribuirgli delle parentele probabili ma non potremo mai dire con certezza che appartenga ad una determinata razza. Il motivo è molto semplice: nessuna popolazione umana è rimasta isolata abbastanza a lungo da permetterle di sviluppare una serie di caratteri propri tali da poter essere definiti come marcatori razziali. Nemmeno gli indigeni australiani, che sono la popolazione che è forse rimasta maggiormente isolata e per più tempo dal resto dell'umanità.

Si può fare una controprova mentale. Prendiamo una specie che abita un territorio abbastanza diversificato. In una sua parte si trova costretta a nutrirsi prevalentemente di erbea graminacea dalle foglie ricche si silicio e quindi molto dura, nell'altra, più umida, predilige erbe palustri dalle foglie molto più tenere.

Le popolazioni che si nutrono di graminacee sviluppano denti più robusti e con dentina più spessa di quelle che si nutrono di erbe palustri, tuttavia al confine tra i due territori le popolazioni si incrociano liberamente. Semplicemente nella zona più arida gli individui con i denti più deboli hanno maggior difficoltà a nutrirsi, e quindi a riprodursi, di quelli coi denti più robusti mentre i denti robusti daranno un qualche svantaggio, che ora non mi sforzo di immaginare, agli individui che li possiedono nell'area ad erbe palustri.

Possiamo parlare di razze in questo caso? Dal punto di vista scientifico no, il carattere "denti robusti" contrapposto a quello "denti deboli" è puramente determinato dall'ambiente. Siccome un individuo dai denti robusti e che vive nell'area a graminacee puà avere la maggior parte dei suoi antenati che vivevano nell'area ad erbe palustri, non sarà possibile individuarne l'appartenenza con un esame genetico. Anche perché una minoranza di individui dai denti robusti riuscirà comunque a sopravvivere vicino alle paludi e, viceversa, con qualche sforzo, un certo numero di individui dai denti deboli sarà comunque reperibile nelle praterie ricche di graminacee.

Applicando questo concetto all'umanità noto che tu hai parlato di razza negroide. Ora, la caratteristica "pelle scura" è molto simile a quella "denti robusti" che ho immaginato sopra. In tutte le regioni più calde ed assolate della terra si trovano individui di colore più o meno scuro. I cosiddetti negritos che vivono in estremo oriente, o i vedda, del subcontinente indiano, per fare qualche esempio.

E' chiaro che si tratta di una adattamento alle condizioni locali e che non c'è alcuna parentela privilegiata tra tutte queste popolazioni. Nella stessa Africa parlare di una razza negra, o negroide, è del tutto improprio. E' noto infatti che, gli abitanti del corno d'Africa, sono in gran parte dicendenti di migrazioni provenienti dall'Eurasia, sono caucasoidi, ma chi saprebbe distinguere un Peul (Fulano) da un Kikuiu?

Ovviamente c'è stato anche un certo rimescolamento, gli uomini quando si accoppiano difficilmente badano al colore della pelle o alle caratteristiche somatiche, ma tutto lascia intendere che queste popolazioni siano diventate scure di pelle per puro e semplice adattamento, mantenendo per il resto, un gran numero di caratteri propri delle popolazioni asiatiche ed europee.

Ecco perché le razze umane, dal punto di vista scientifico, non esistono, Tu sei libero di pensare che la genetica sia un non senso perchè si occupa dell'infinitamente piccolo, ma la scienza è un tutto integrato. Se tu preferisci badare solo all'apparenza esterna ti poni al di fuori della scienza.

Sei libero di farlo, naturalmente, ma devi essere coerente e riconoscerlo: la scienza non supporta le tue opinioni.
 
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